L\’ennesimo punto di vista


Il mio confronto 2.0

Posted in I miei pensieri,Internet,RikyM di RikyM su ottobre 28, 2007

Parte che non centra nulla con l’articolo e che potete tranquillamente saltare
Ultimamente ho tralasciato questo blog e non solo e non posso tornare senza neanche una premessa, un piccolo messaggio a voi lettori.

Ho visto che qualcuno è passato comunque di qui e che sono stati letti articoli che avevo scritto in precedenza. La cosa mi fa piacere e, sebbene non abbia mai raggiunto un numero considerevole di lettori, mi incoraggia a scrivere. Non scrivo puramente per voi ma non avessi un pubblico questo blog non avrebbe ragione di esistere. Per citare Tiziano Sclavi in un’intervista rilasciata a Repubblica il 30 Giugno 2002 (trovate il testo di questa e di altre interviste su Craven Road n°7):

Sono balle quando qualcuno dice che lo scrittore scrive per se stesso. Quelli che tengono le loro opere nel cassetto non vedono l’ora di essere pubblicati postumi.

Articolo

I commenti
Il cosìddetto web 2.0 ha reso più facile anche in rete un elemento di crescita indispensabile nel mondo che fino a poco tempo fa era quello reale: il mondo dell’off line. Questo elemento di crescita è il confronto. Spero di non dover dimostrare che il confronto aiuta e stimola la crescita e l’evoluzione.

Come avvenga il confronto per chi è avvezzo di internet non dovrebbe essere difficile da immaginare: forum, chat, blog… ci sono persino guerre fra blog (vedi alla voce: Testina fan club). Per questo articolo voglio limitare la discussione ai blog, visto che è l’ambiente dove tutti noi ci troviamo attualmente, più in particolare ai commenti dei blog.

Ora, visto che so che qui ci passa anche qualche blogger vi pongo una questione: come comportarsi coi commenti fuorvianti, provocatori o comunque non graditi?

L’interazione col lettore
Nei blog il lettore non è un lettore passivo come avvviene nei giornali, nelle riviste, ma anche alla tv (anche se lì non è neanche più lettore): egli scrive, interagisce con l’autore e può costruire un rapporto con lui. Questa è la potenza di internet signori: la comunicazione. Perchè è nata internet? Perchè sono nate le reti informatiche in generale? Per comunicare.

Nei blog in particolare la comunicazione non è unilaterale, non va solo da autore a lettore, ma anche il lettore invia messaggi all’autore. Lo so: è la scoperta dell’acqua calda, ma c’è chi esalta la potenza del web e poi usa un blog esattamente come un settimanale, fregandosene altamente dei commenti. Ipocrisia? Demagogia? Non giudicherò ciò in questa sede, dico solo che i commenti esistono e se non si ha intenzione di utilizzarli è inutile lasciarli aperti.

La libertà di parola
Ci sono blogger che sostengono fermamente che i commenti non andrebbero toccati, se non nel caso di evidente spam, anche se totalmente fuori tema o opera di presunti troll. Un ragionamento che può portare a tale scelta può essere la volontà di rispettare la libertà di parola di tutti. In realtà se non si sa rispondere bene alle repliche dei lettori questo può portare ad uno sviamento radicale dal discorso principale o a flame accesi, col risultato che chi ha qualcosa d’intelligente da dire o se lo tiene per sè o viene ignorato. Personalmente non vedo altri motivi per cui si debbano lasciare tutti i commenti intatti per principio, se ne avete qualcuno segnalatelo pure.

Moderazione preventiva
Dopo la chiusura dei commenti è, a mio avviso, la forma più restrittiva di moderazione. Si considera ogni utente un potenziale spammatoreninja pronto ad insinuarsi silentemente nel nostro spazio web vitale e riempirlo di idiozie varie. Per ciò lo si blocca subito e si permette la pubblicazione di quello che scrive solo dopo che lo si è esaminato per bene. Ovviamente questo è fattibile solo se c’è abbastanza tempo, se no i commenti restano di fatto chiusi. Utile se in molti ci vogliono male, anche se io lo ritengo decisamente scomodo.

Moderazione a posteriori
Credo che sia la più diffusa, quindi non mi dilungherò molto: i commenti vengono pubblicati tutti indiscriminatamente (in realtà ci sono filtri anti-spam, ma non complichiamoci la vita) e solo in seguito vengono eliminati quelli indesiderati. Richiede un impegno minore rispetto al blocco preventivo, ma espone a qualche rischio in più (nella maggior parte dei casi largamente accettabile).

Vi dico la mia
Come in molte cose non esiste una soluzione standard: ogni tecnica di moderazione si adatta ad autori e situazioni diversi. Tuttavia se scegliete una linea operativa seguitela, non vantatevi di essere buoni perchè avete il blog più letto d’Italia dove la gente discute democraticamente con un fottìo di commenti quando la maggior parte di questi è pura spazzatura e probabilmente non la leggete nemmeno.

A proposito del blog più seguito d’Italia vi rimando ad un articolo di Globali (ho letto solo questo articolo di questo blog, quindi non garantisco nulla): Blog di Grillo: ma è vero confronto?.

Non è finita
In realtà ci sarebbe altro da discutere sui commenti: quanta tolleranza usare nel lasciar spaziare gli argomenti? Eliminare o no i commenti scomodi? Bannare dai commenti un determinato utente è bene o male? Permettere commenti anonimi vuol dire far degenerare ogni discussione? Per ora lascio stare questi aspetti, magari in futuro… ma probabilmente mi scorderò.

Ora commentate
Ho parlato scritto fin’ora di commenti, ora commentate. Il discorso non si è sviluppato molto nell’articolo: vorrei che si sviluppasse maggiormente nei commenti, anche con confronti fra posizioni diverse. Voi quale tecnica preferite? Perchè? Cosa ne pensate? Qual’è il vostro horror preferito¹? Insomma, avrete qualcosa da dire.


¹ Se non ricordo male lo chiedeva l’assassino di Scream.

Il mio navigatore

Posted in Internet,RikyM di RikyM su ottobre 2, 2007

Prologo
Questo è un articolo scritto in quattro e quattro nove, cioè di fretta e senza stare a fare i conti per bene. Non sarà scritto in modo eccellente (come tutti gli articoli a onor del vero) e non sarà neanche curato nei dettagli.

Volevo solo porvi una domanda che mi sorge spontanea quando vado a modificare un foglio di stile per sistemare il rendering su broswer diversi. Questa è una cosa che, quando posso, evito di fare, ma che a volte risulta indispensabile.

Una risposta alla domanda io me la sono data, non ve la dico per non condizionarvi, ora voglio sapere cosa ne pensate voi.

Le premesse
Se avete mai provato a costruire una pagina web decente sicuramente vi sarete scontrati contro un problema con cui ogni buon webmaster deve prima o poi deve fare i conti: ogni broswer ha un rendering tutto suo, cioè interpreta il codice della pagina in modo assolutamente arbitrario.

Questo comportamento non è affatto casuale: quando un programma di navigazione diventa abbastanza popolare infatti i webmaster sviluppano le loro pagine seguendo la sua interpretazione. Ovviamente questo preclude agli altri programmi la possibilità di visualizzare bene i vari siti. Le conseguenze sono che il programma che interpreta il codice come vuole viene considerato il migliore e gli altri se ne stanno in un angolino.

Non tutti sanno che esistono degli standard che danno indicazioni abbastanza precise su come dev’essere scritto il codice della pagina web e come dev’essere interpretato. Questi standard vengono stabiliti dal W3C. Non so esattamente come sia strutturato il W3C e non è materia di questo articolo, ma se volete approfondire l’argomento il sito ufficiale è un buon punto di partenza.

Ora, con l’evolversi di Internet, si sono evoluti anche i mezzi per creare le pagine web e anche un totale ignorante in materia può farlo. Questo grazie ad editor grafici e servizi on-line. Peccato che questi programmi e/o servizi generino codice che non segue gli standard, riempiendo la rete di siti di difficile interpretazione. Inoltre a volte anche chi sviluppa siti web per professione sembra ignorare standard e leggi. Famoso è il caso di italia.it (il link non lo metto per scelta), commissionato dal governo italiano per 45 milioni di € e sviluppato contro le leggi italiane che impongono un certo livello di accessibilità ai siti di enti pubblici.

La domanda
Detto questo, introduciamo una metafora. I broswer sono, come dice la parola stessa, i navigatori, Internet è il mare in cui si muovono e l’interpretazione delle pagine è l’interpretazione delle mappe nautiche. Possiamo accettare come buona la metafora? Ok, la domanda non era questa.

Mondo di Omero

Ovviamente il mare lo modelliamo noi, scrivendo codice (x)html, css, php et cetera. Questo non è molto realistico ma è così che funziona: siamo gli dei di Internet. Le carte nautiche le fa il W3C. Come interpretare queste carte lo decidono gli sviluppatori dei broswer.

Ora il mio dubbio è: è il mare che si deve adattare a chi naviga o è chi naviga che deve sapersi muovere nel mare e saper interpretare le mappe?


Dimenticavo: l’immagine è di dominio pubblico.